Edizione 2021

Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi

9 Settembre

Orario: 21.30

Teatro degli Atti

Sold out

Le vendite on-line a prezzi scontati termineranno alle ore 20.00 del giorno dell'evento. Per i posti rimanenti la biglietteria in loco aprirà il giorno di spettacolo alle ore 20.00.
È consigliato l'arrivo allo spazio entro le ore 21.00.

CREDITI

di e con Paolo Nori e Nicola Borghesi
Produzione Liberty in collaborazione con Stagione Agorà e Unione Reno Galliera

LO SPETTACOLO

Paolo è uno scrittore e Nicola è un attore, Elena dirige la stagione Agorà. Paolo e Nicola si incontrano nel 2018 facendo un ballo letterario e si stanno subito simpatici. Elena chiede loro di fare una cosa insieme.
Paolo propone di provare a lavorare su che cosa vuol dire per loro essere italiani. Nicola pensa che sia una buona idea. Allora si incontrano tutti i mercoledì in un bar e parlano degli italiani, quindi anche di loro. 

Cosa vuol dire, essere italiani? Avere lo zaino Invicta? Parlare male le lingue straniere? Gesticolare? Cantare canzoni d’amore? Mangiare la pasta al dente? Non pagare le tasse? Essere eleganti? Portare gli occhiali scuri anche di notte? Applaudire all’atterraggio dell’aereo?

Nicola Borghesi e Paolo Nori se lo sono chiesti e hanno scritto questo spettacolo che li ha portati a indagare la questione sia nei luoghi istituzionali, come l’ufficio immigrazione della questura, in rete e per le strade della città di Bologna, che, se non ci fosse Parma, sarebbe la città più bella dell’Emilia.

La loro ricerca, e la loro inclinazione alle divagazioni, li hanno portati a parlare di calcio, di famiglia, di capperi, di moda, di Albert Camus, di Alessandro Manzoni e della periferia Nord di Foggia e li hanno condotti a un’altra do­manda, «Cos’è la patria», che è una domanda alla quale, alla fine dello spettacolo, si dà un’altra risposta oltre a quella, corretta: «Un’agenzia di vigilanza armata».

Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi è uno spettacolo in cui la forma della lettura si unisce a quella dell’interazione con il pubblico, del dialogo, dell’improvvisazione e del teatro propriamente detto, qualunque cosa questo voglia dire.

Nota biografica

Paolo Nori è nato a Parma, abita a Casalecchio di Reno e ha scritto un mucchio di libri, tra romanzi, fiabe e discorsi. Gli piace leggere ad alta voce, raccontare varie cose sul suo blog (www.paolonori.it), su alcuni giornali e qualche volta in televisione. Con Marcos y Marcos, tra i titoli, ha pubblicato: Si chiama Francesca, questo romanzo, Grandi ustionati, Siamo buoni se siamo buoni, La piccola Battaglia portatile, Tre matti di Gogol’, Dostoevskij, Tolstoj. E’ curatore de Il Repertorio dei matti di oltre dieci città in Italia. Tra i suoi romanzi, Le cose non sono le cose (Fernandel, 1999), Bassotuba non c’è (DeriveApprodi, 1999), Pancetta (Feltrinelli, 2004), Pubblici discorsi (Quodlibet, 2008), La Svizzera (Il Saggiatore, 2013), Le parole senza le cose (Laterza, 2016), La grande Russia portatile (Salani Editore, 2018). Ha tradotto e curato l’antologia degli scritti di Daniil Charms Disastri (Marcos y Marcos), l’edizione dei classici di Feltrinelli di Un eroe dei nostri tempi di Lermontov, le Umili prose di Puškin, Le anime morte di Gogol, il capolavoro di Ivan Turgenev Padri e Figli e il romanzo Oblomov di Ivan Gončarov; ha infine tradotto e pubblicato nel 2010, per le Edizioni Voland il romanzo postumo di Lev Tolstoj, Chadži-Murat e dello stesso autore anche La morte di Ivan Il’ič per Feltrinelli. Nel 2014 ha tradotto per Quodlibet Mosca-Petuskì. Poema ferroviario di Venedikt Vasil’evič Erofeev.

Nicola Borghesi Classe 1986, è attore, regista, drammaturgo, direttore artistico per la compagnia Kepler-452 di cui è anche fondatore. La sua indagine si focalizza soprattutto sull’invenzione di dispositivi artistici di messa in scena della realtà: realizza reportage teatrali, coinvolge non professionisti (o attori-mondo), esplora luoghi poco frequentati per raccontarli, crea e armonizza, sulla base di libere associazioni, gruppi improbabili di esseri umani. È inventore del Festival 20 30 di Bologna, che negli ultimi quattro anni si è fatto carico di raccontare in scena una generazione. Realizza, insieme a Kepler-452, Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso prodotto da ERT-Emilia Romagna Teatro e vincitore del Premio Rete Critica 2018 come miglior spettacolo, F.- Perdere le cose e i progetti di teatro partecipato La rivoluzione è facile se sai con chi farla e con la stagione Agorà, i progetti Comizi d’amore#adolescenti, La grande età, Lapsus Urbano //Resistenza. È diplomato presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine ed ha frequentato l’Ecole des Maitres. I suoi spettacoli sono stati prodotti da ERT-Emilia Romagna Teatro, Ravenna Festival, Accademia Perduta, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Rai Radio3, Trasparenze Festival, Agorà.